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In difesa di Azzeccagarbugli

Giudicherei l’espressione usata in questa introduzione troppo pomposa e al tempo stesso molto impegnativa, in quanto il proemio richiede un notevole impegno letterario e stilistico.

Più modestamente si poteva intitolare “anteprima”, ma l’iniziativa di questo libro è veramente singolare, per non dire bizzarra, e quindi merita la superlativa espressione.

L’avvocato, tale è l’autore, che in pratica difende sé stesso nella veste di azzeccagarbugli, è certamente un inedito.

Azzeccagarbugli nel senso comune è rappresentativo di un avvocato giudicato negativamente, nomen omen, come un colpevole, e in quanto tale per il nostro vivere civile va comunque difeso.

Il diritto alla difesa si perde nella notte dei tempi.

L’origine viene fatta risalire a circa 2.500 anni A.C. in Sicilia, fondatore certo Tisia, forse il primo avvocato nella storia che ebbe ad arringare tutta la popolazione di contadini per una rivolta contro i padroni che si erano impossessati dei loro terreni.

Il fondamento del suo pensiero, poi qualificato retorico, si riassumeva nella frase “ciò che sembra vero conta di più di ciò che è vero” arrivando ad affermare che si può persuadere senza convincere e  convincere senza persuadere.

Dopo Tisia vennero i sofisti, Gorgia da Lentini, poi Plutarco che scrisse “per un parlare efficace” e poi ancora  le difese di Cicerone “ De oratore”  con le Catilinarie  e le Verrine. Nascono così i canoni per una difesa bene articolata.

Fondamentale è la parola, il prodigio e l’incanto della parola, ed il libro, da questo punto di vista, ne offre ricca testimonianza.

La parola, strumento piccolissimo, invisibile ma potentissimo.

Con una parola si fa la guerra, con una parola si fa la pace.

Ed in questi tempi conosciamo ben questo concetto.

La parola, come una tastiera del pianoforte e l’arringa, se perfetta, è come una sonata di Arturo Benedetti Michelangeli.

Seguiamo con questa guida l’arringa in favore di Azzeccagarbugli.

E’ stato detto che la parola non ha ossa, ma le può rompere.

Può peraltro diventare arte, come l’ha definita Schopenhauer nel trattato “sull’arte di ottenere ragione” con i suoi stratagemmi, ben 38.

Il presente scritto, seppur modesto, è una introduzione al concetto di arringa, fondamentale strumento professionale che, come detto, ha storia millenaria ed ha importanza fondamentale nel libro presentato.

Come si prepara un’arringa? Non si prepara, ma nasce.

Come declamava il grande Alfredo De Marsico nel salone dei busti a Castel Capuano:

“è un incontro d’ amore tra l’avvocato e la sua causa”.

Splendida intellettuale simbiosi perpetrata nei tempi andati da Carnelutti, De Nicola, Gennaro Marciano e tanti altri grandi oratori.

Però come potete notare sono figure del passato perché nel presente la facondia del discorso è ormai perduta.

Il grande maestro è divenuto influencer, coach, e il discepolo un follower, e nelle aule di Tribunale ci si sta attrezzando per l’algoritmo per finire poi nel metaverso con inevitabile caduta verticale della parola.

Mentre la retorica deve esser ancora la disciplina del parlare, vecchia come l’uomo.

Significa scoprire e spiegare le regole del gioco emotivo.

La retorica ha invece oggi un significato sostanzialmente negativo, direi quasi dispregiativo, perché è retorico tutto ciò che è enfatico, stucchevole, tronfio, vuoto.

Oggi nessuno studia più Perelman con il suo meraviglioso “Traitè de l’argomentation”.

Ebbene questo libro, sia pure nella breve stesura, ci fa riappropriare di grandi valori, medicina per l’anima.

Chi ha il linguaggio ha il mondo, mentre il computer è lontano dal cuore.

Tante professioni si possono svolgere con il solo cervello senza il cuore. L’avvocato no.

E’ facile diventare avvocati, ma è difficile esserlo, perché mentre il medico cura il corpo, l’avvocato cura lo spirito.

Non credo e non voglio essere l’ultimo apologeta dell’avvocato difensore e soprattutto della sua arringa.

Quest’ultima offre peraltro la credibilità dell’oratore come una carta di credito.

Fa conoscere e gustare il sapore del sapere.

Ethos,logos,pathos triplice fondamento della tecnica oratoria per  la nascita  del carisma, capacità di trasmettere ciò che si sente.

Senza considerarmi un aedo, cantore della nostra amata professione, credo nell’importanza dell’arringa così come trattata nel libro, perché è dall’ironia che nasce la libertà del pensiero e il distacco dai pregiudizi.

Leggiamo l’appassionata difesa di Azzeccagarbugli e come avverte Pablo Neruda “bisogna scalare le montagne per vedere il paesaggio”. Seguiamo dunque il cammino dell’autore per una scoperta che mi auguro per voi piacevole e spero divertente, come lo è stata per me.

Mario “Boc” cassi

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